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Nel mondo IT esistono principalmente quattro tipologie di “cloud”: il cloud privato, il cloud pubblico, il cloud ibrido ed infine il multicloud. In questo articolo approfondiremo il tema del cloud ibrido e vedremo come in Smeup è stato implementato un esempio di hybrid cloud.

Cloud Ibrido e i suoi vantaggi

Innanzitutto, si parla di cloud ibrido quando si ha un deployment con alcune applicazioni pubblicate sul cloud pubblico e altre installate on-premise. I vantaggi nell’avere un’architettura ibrida principalmente sono:

  • Flessibilità nelle opzioni di distribuzione e deploy: perché posso decidere liberamente dove e come deployare le mie applicazioni.
  • Maggior valore all’infrastruttura esistente: in quanto in fase di migrazione verso il cloud pubblico, possiamo fare un porting graduale. Non dovendo necessariamente portare subito sul cloud pubblico tutte le nostre applicazioni.
  • Sicurezza: perché possiamo decidere di non mettere sul cloud pubblico eventuali dati sensibili.
  • Prestazioni: soprattutto in termini di comunicazione, in quanto a volte è preferibile tenere alcune applicazioni nello stesso datacenter.

Dal cloud pubblico al cloud Ibrido

In Smeup siamo partiti da un deployment di 3 nostre applicazioni sul cloud AWS. Queste applicazioni erano: Webup , As400-proxy e H53.

L’evoluzione di questo deployment è stato installare direttamente su IBMi il microservice As400-proxy, il middleware del nostro sistema distribuito che mette in comunicazione il frontend di Webup e il backend di IBMi; andando a dare vita ad un’architettura ibrida.

Con questa tipologia di deployment diversi sono i vantaggi sia in termini di performance che di utilizzo delle risorse:

  • Maggiore sicurezza tramite comunicazione su localhost.
  • Minore overhead avendo eliminato l’application server, le macchina extra e VPN.
  • Ottimizzazioni fornite dal toolbox java sul trasferimento di grandi quantità di dati specificando l’utente di collegamento con IBMi usando la parola chiave  *CURRENT.
  • As400-proxy trasformato in un vero e proprio microservice.

Grazie all’utilizzo dell’IBM toolbox for java e il fatto di specificare la parola chiave *CURRENT all’interno della configurazione della nostra applicazione, ci permette di utilizzare sempre lo stesso utente di sistema per tutti i processi che vengono creati dalla comunicazione tra As400-proxy e IBMi. Per gestire poi le autorizzazioni utente verrà quindi usato il concetto di utente applicativo. Questo tipo di feature di fatto ci permette di avere delle dei miglioramenti significativi in termini di prestazioni.

Conclusione

Portando As400-proxy direttamente sull’IBMi siamo così riusciti a sfruttare i vantaggi che ci offre il cloud ibrido, senza la necessità di stravolgere nessuna delle nostre applicazioni.

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